IL VIAGGIO
  1. On the road
  2. La mappa del viaggio
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Diciottesimo Giorno - 3 Ottobre 2013
Oklahoma City - Saint Louis


"Uno dei motivi più belli del viaggio è la condivisione." (Ottavia Piccolo)


Essere ad Oklahoma City e non visitare niente sarebbe stato proprio un peccato. Nonostante avessimo da affrontare 750 km di strada che significano oltre 7 ore di viaggio, decidiamo di fare un giro in città e in particolar modo all'Oklahoma City National Memorial, che ricorda le 168 vittime dell'attentato terroristico avvenuto in quel luogo nel 1995 dove una bomba ha demolito alcuni edifici federali, in particolare quello dell'FBI. Ci alziamo quindi un po' prima del solito e alle 8 usciamo dalla nostra camera. Fuori il tempo è proprio da Oklahoma, da Stati Uniti continentali, con un cielo grigio di dense nubi che corrono impazzite a velocità impressionante e un'atmosfera molto umida dalla temperatura mite. Prima di dirigerci verso il centro della città, visto che abbiamo un ristorante di Denny's proprio accanto al motel, ci rilassiamo una mezz'ora davanti ad un bel piatto fornito di tutte le possibili proteine come al solito e ad un bel caffè con numerosi refill. Negli Stati Uniti, infatti, sia il caffè della mattina che le bibite durante i pasti, si pagano una sola volta a prescindere da quanto si beva; nei diner e nei ristoranti i camerieri passano con la caraffa e riempiono i bicchieri ad oltranza, mentre nei fast food si può andare quante volte si vuole al distributore di bibite. Si fa presto ad immaginare quanto caffè e quanta Coca Cola siamo riusciti a bere durante i 23 giorni di permanenza in questo paese.
Conclusa la colazione ci dirigiamo verso il National Memorial e lo raggiungiamo intorno alle 9 di mattina, quando ancora in città c'è poco movimento e i parcheggi sono ancora tutti abbastanza liberi. Parcheggiamo la macchina a pagamento dato che il costo è abbastanza modesto e ci dirigiamo verso l'entrata del memorial, sperando di trovarlo aperto visto che siamo in periodo di shutdown del governo. Fortunatamente riusciamo ad entrare nel parco, dove subito incontriamo degli operai perché il monumento è in restauro: la solita fortuna. Il parco consiste in una piscina rettangolare con un velo di acqua di pochi centimetri, ai cui estremi si trovano le due porte del tempo. L'attentato è avvenuto alle 9.02 del 19 Aprile e sulle porte è incisa un'ora a grandi caratteri; una riporta 9.01 e rappresenta la pace prima dell'attentato mentre sull'altra è scritto 9.03 e rappresenta il primo minuto di emergenza. Su un lato lungo della piscina 168 sedie vuote con un nome inciso su ciascuna ricordano una per una tutte le vittime dell'attentato, mentre sull'altro lato lungo si erge una parte di palazzo federale rimasta in piedi il cui muro, che un tempo era interno, è chiamato "The Survivors' Wall" e riporta su delle tavole di granito i nomi di tutti i sopravvissuti. Dal punto in cui siamo entrati noi, dalla porta della pace, si arriva subito nella piccola piazza sulla quale si erge "The Tree of Life", l'albero della vita, che è un olmo del 19° secolo sopravvissuto all'attentato ed al quale è stato affidato il compito di simboleggiare la vita che va avanti e la capacità del paese di rialzarsi. Fin da subito si comprende quanto il popolo degli Stati Uniti sia unito da un forte senso di appartenenza che fa sì che i parchi memoriali siano curatissimi al minimo dettaglio e mantenuti perfetti anche dopo 20 anni dalla loro costruzione. Nonostante i molti difetti che si possono riconoscere agli Stati Uniti, il profondo rispetto che c'è per quei luoghi e il sentimento di unità che vi si respira provoca in noi una grande ammirazione; probabilmente su questo aspetto avremmo da imparare anche noi.
Dopo una breve visita al parco durata una mezz'ora, ci dirigiamo verso Bricktown, un quartiere con gli edifici fatti tutti di mattoni in vista. Dalla descrizione sulla guida pensavamo di trovare qualcosa di più interessante, invece non c'è nulla di ché, quindi ci accontentiamo di un giro in macchina prima di dirigerci verso quello che sembrava un centro commerciale dove comprare alcuni souvenirs. Delusione anche lì, perché quello che sembrava un centro commerciale in realtà è un enorme negozio che vende cose come trattori e macchine da lavoro, cose alle quali, al momento, non eravamo molto interessati. Decidiamo quindi di partire da Oklahoma City e dirigerci verso Saint Louis, sulla I-44 che va verso nord-est e che segue il tracciato della storica Route 66, dando il cambio alla Interstate 40 che, invece, continua verso est. Per quel poco che abbiamo visto Oklahoma City sembra una città molto tranquilla e a misura d'uomo, con alcuni grattacieli in centro e molti edifici bassi nelle periferie a bassa densità di popolazione; tuttavia dal punto di vista turistico non presenta molte attrazioni interessanti, fatta eccezione per il National Memorial che, in ogni caso, non giustificherebbe una visita dedicata alla città. Ma noi eravamo di passaggio ed abbiamo colto l'occasione, che probabilmente non ci ricapiterà tanto presto.
La I-44 è una "Toll Road", una strada con pedaggio e quindi a pagamento, cosa che di per sé non sarebbe un problema. Il problema è invece capire come funziona il sistema di pedaggio. Non si capisce perché, ma non esiste un casello di ingresso all'inizio della strada: esistono solamente caselli alle uscite (o ingressi) intermendie e un grande casello a metà strada, chiamato "Toll Plaza". Non abbiamo capito un granché su come funziona in generale, ma abbiamo sperimentato cosa succede se uno entra dall'inizio della strada e vuole uscire e poi rientrare. Arrivati alla Toll Plaza, dopo 40 Miglia dall'inizio della strada, al casello ci viene chiesto di pagare 4 dollari, che valgono per la metà appena percorsa e quella ancora da percorrere. "Conservate la ricevuta per il rimborso in caso di uscita" dicono dei cartelli. "Che vuol dire, che ci ridanno i soldi se usciamo?" ci chiediamo. Era una cosa da provare necessariamente. La fortuna ha voluto che la prima uscita dopo Toll Plaza fosse per Vinita, una cittadina sulla storica Route 66 dove c'è un ristorante McDonald's a forma di ponte che sta sospeso sulla Interstate, famoso per essere il più esteso del mondo. Usciamo quindi al casello di Vinita visto che è quasi ora di pranzo e la signora al casello ci chiede la ricevuta, per poi darci indietro 2 dollari, come rimborso della seconda metà della 44 che non abbiamo percorso, insieme alla ricevuta del pagamento di due dollari. Già questa cosa ci pare un attimo strana, perché sembra un po' complicata e cervellotica. Ci ridiamo sopra e ci dirigiamo verso il centro di Vinita per capire cosa ci fosse e per scoprire che non c'è nulla, tranne un altro ristorante McDonald's; anche se non è quello famoso per essere il più grande sembra tranquillo e vuoto ed il parcheggio è disponibile facilmente, quindi decidiamo di fermarci a mangiare un hamburger. Mangiamo velocemente e curiosi di vedere cosa sarebbe successo, ci avviamo nuovamente verso il casello della I-44 per rientrare e proseguire il percorso da dove l'avevamo lasciato. Con grande sorpresa la stessa signora del casello ci chiede 1,75 dollari di pedaggio: ciò significa che abbiamo fatto benissimo ad uscire e rientrare perché abbiamo risparmiato (o riavuto indietro?) ben 0,25 dollari rispetto al caso in cui fossimo andati a diritto. Questa cosa ci sembra ancora più insensata, ma ci ridiamo sopra inventandoci numerose battute sulla questione e proseguiamo il viaggio.
Negli Stati Uniti usa molto installare enormi cartelloni pubblicitari lungo la strada che annunciano i negozi che si possono trovare alle successive uscite ed in particolare informano di negozi di souvenir, vestiario tipico o "fireworks", fuochi d'artificio. In effetti ci siamo chiesti quanti fuochi d'artificio vendessero ed usassero negli Stati Uniti, ma poi la risposta è stata abbastanza semplice: in Italia ci vuole il porto d'armi, qui no. Nel pomeriggio, lasciata ormai definitivamente la strana strada a pedaggio dell'Oklahoma ed entrati in Missouri, un cartello che pubblicizza "The World's Largest Gift Shop" attrae la nostra attenzione e ci ricorda che oggi ancora non abbiamo curiosato fra i souvenir del luogo. Decidiamo quindi di uscire a Phillipsurg come indicato dal cartello e di recarci nel negozio di souvenir più grande del mondo, che si trova subito appena usciti dalla Interstate. Che sia il più grande del mondo lo dice il nome e si sa che sicuramente è un po' un'approssimazione pubblicitaria, comunque è effettivamente molto grande. Anche lì non riusciamo a resistere alla tentazione di comprare alcune magliette ed altri souvenir e regali che quindi si aggiungono al già consistente volume di "ricordi" che abbiamo accumulato nei giorni passati. Concluso lo shopping ripartiamo per St. Louis, che raggiungiamo finalmente nel tardo pomeriggio, quando ormai il sole era già tramontato.
Entrati nella reception del motel per ritirare la chiave della nostra camera, non riusciamo ad evitare di intavolare una discussione a quattro con il receptionist e soprattutto con un inserviente del motel che dimostra di aver voglia di chiacchierare. Il primo argomento di discussione riguarda il nostro viaggio, poi il discorso passa a quanto stava accadendo a Washington, dove una signora è stata uccisa dalla polizia perché pare stesse sparando davanti al senato. Ridiamo sul fatto che andremo in due posti molto tranquilli, Chicago e Washington dove negli ultimi 10 giorni ci sono state sparatorie, morti e feriti. Prima di salutarci il tizio chiacchierone del motel fa alcune battute su di noi e sulla nostra visita a Saint Louis, rappresentando in modo fantasioso la vita notturna che secondo lui stavamo accingendoci a cercare. A nulla sono valsi i nostri tentativi di far capire che abbiamo dei ritmi un tantino serrati e che la stanchezza non ci concederebbe di realizzare le sue fantasie.
Dato che il nostro motel era in posizione abbastanza centrale decidiamo di uscire e di dirigerci verso il centro della città per vedere come fosse e per cercare un posto dove mangiare. Con grande sorpresa abbiamo trovato una città più viva delle altre visitate fino ad ora, ma soprattutto una città di un certo livello che presenta uno stile tutto suo. Durante la passeggiata siamo capitati davanti all'ingresso di un teatro da dove stava uscendo della gente vestita da sera, che probabilmente aveva appena partecipato ad una festa molto elegante ed abbiamo notato numerosi hotel di lusso i cui valet portavano dal parcheggio delle auto non proprio economiche agli eleganti clienti che uscivano per la serata. L'impatto iniziale con la città di sera è stato quindi una sorpresa perché non ci aspettavamo un ambiente del genere. Inoltre, in tutte le città che avevamo visitato fino ad allora la popolazione è costituita quasi interamente da bianchi mentre Saint Louis è una città in cui la popolazione nera è prevalente. Questo misto di culture e razze perfettamente integrate è per noi una novità e introduce un elemento di stile che ancora non avevamo incontrato nel nostro viaggio. Finalmente troviamo un locale che ci ispira, entriamo ed ordiniamo delle insalatone, che mangiamo mentre in TV danno partite di baseball. Dopo cena decidiamo di rientrare in motel, contenti della scoperta di questa città e decisi a visitarne il centro la mattina successiva, nonostante fossimo consapevoli che il viaggio verso Chicago sarebbe stato lungo e impegnativo. Facciamo quindi il percorso a ritroso osservando incuriositi e divertiti i famosi tombini delle fognature che fumano ed ammirando le macchine della polizia che ci danno l'impressione di essere proprio dentro ad un film. Soddisfatti della giornata, anche se prevalentemente di viaggio, rientriamo in camera e ci prepariamo per la mattina successiva.

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Diciottesimo giorno. Questione irrisolta della giornata è trovare un senso al sistema dei pedaggi delle Toll Highway in Oklahoma. La situazione è la seguente. Entrati all'inizio si scopre che la strada è a pagamento e che si paga alle uscite fino a metà strada; se a metà strada non siamo ancora usciti arriviamo a "Toll Plaza" dove si paga per la metà già percorsa e quella ancora da percorrere, ma bisogna conservare la ricevuta perché se da quel punto in poi si esce prima della fine della strada, al casello rimborsano la differenza. Agile, no? Noi abbiamo voluto provare il sistema e dopo aver pagato 4 dollari in contanti alla Toll Plaza siamo subito usciti; al casello la ricevuta da 4 ci è stata ritirata e in cambio abbiamo ricevuto il rimborso di 2 dollari in contanti e una ricevuta per 2 dollari. Fatti i nostri comodi siamo rientrati dallo stesso casello per proseguire e ci sono stati chiesti 1,75 dollari. Se la matematica non è un'opinione, conviene uscire e rientrare per risparmiare 0,25 dollari. In più, ci siamo chiesti che sacchettata di dollari e quartini di dollaro deve avere la tizia di quel casello per fare quel giochino con tutti. E non ci vogliamo chiedere invece che succede se uno entra ad un casello ed esce ad un altro... perché lì si va sul difficile! In Italia siamo complicati... qui invece sono fantasiosi!
Dopo la visita al Memorial Park di Oklahoma City che ricorda le vittime dell'attentato agli edifici federali del 1995, il viaggio di 800 km ci ha portato fino all'estremo nord dello stato del Missouri. Abbiamo scoperto una St. Loius by Night molto afosa, ma tranquilla e piacevole che, comunque, visiteremo meglio domattina prima di partire.
A Chicago un tizio 10 giorni fà ha sparato a 13 persone in un parco, e per i prossimi giorni sono previste "Severe Weather Conditions". A Washington è tutto chiuso per lo "shutdown" del governo e oggi una tizia ha sparato davanti al senato e si è fatta ammazzare dalla polizia. Lascio indovinare quali saranno le nostre ultime 2 tappe...
Foto del giorno
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