Tredicesimo Giorno - 28 Settembre 2013
Monticello - Monument Valley - Grand Canyon NP - Flagstaff
"Partire è la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia egoistica forse, ma una gioia, per colui che sa dare valore alla libertà. Essere soli, senza bisogni,
sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo." (Isabelle Eberhardt)
I 45 gradi della Death Valley di appena 5 giorni prima erano ormai lontani. Svegliati alle 5 con fatica ma anche con sollievo vista la scomodità del letto condiviso, sperimentiamo
per la prima volta una temperatura sotto lo zero, che ha comportato la necessità di scongelare il vetro della macchina prima di partire. Usciamo dal motel quando ancora il buio
regna sovrano e l'aria limpidissima di quella notte ci consente di ammirare lo splendido cielo stellato sopra le nostre teste: ancora una volta abbiamo davanti a noi una giornata
di sole che ci consentirà di goderci gli spettacoli della natura. Il freddo pungente della mattina ci ricorda che siamo ancora sulle montagne rocciose ad un'altitudine di oltre 2100
metri e che il nostro abbigliamento non è adatto a quelle temperature. D'altra parte in pochi giorni siamo passati dal sole alla pioggia, dal caldo torrido al freddo gelido, dal
vento alla neve, senza mai riuscire a prevedere in anticipo le condizioni che avremmo trovato. Certi che quel freddo si sarebbe mitigato col sorgere del sole, ci rifugiamo rapidamente
nella nostra Nissan Versa, protagonista indiscussa della giornata, e partiamo alla volta della Monument Valley.
Poco dopo la partenza lo stomaco di entrambi cominicia a reclamare cibo, motivo per cui decidiamo di fermarci ad un distributore dotato di market e café proprio sulla statale
191 che stavamo percorrendo, in corrispondenza del piccolo centro urbano di Blending. Mangiamo rapidamente un muffin e prendiamo un caffè da portarci dietro, tanto la nostra
auto è dotata, come tutte quelle americane, di un comodo porta bicchierone. Mentre una timida luce dell'alba si fa sempre più spazio nel buio della notte ormai finita, bevendo il
nostro caffè, percorriamo verso sud la statale 191 fino al bivio con la 160 che ci porterà direttamente all'ingresso della Monument Valley. Tutto intorno a noi si apre un paesaggio
fatto di rocce desertiche e piccoli cespugli verdi che spuntano quà e là e che ci godiamo in solitudine: vista l'ora sulla strada siamo ancora gli unici. Anzi, sono proprio l'unico,
visto che durante il tragitto Massimo ha deciso di abbandonarsi al sonno residuo dopo la levataccia. Attraversare quei luoghi che sembrano appartenere ad un altro
pianeta nel silenzio delle prime luci dell'alba infonde uno strano senso di libertà e serenità che, misti all'entusiasmo da esploratore che ci accompagna, ci fa sentire
contemporaneamente alieni, ospiti e padroni di quel mondo.
Con il sole ancora molto basso sull'orizzonte giungiamo in vista delle famose formazioni rocciose della Monument Valley, che si ergono maestose di fronte a noi in corrispondenza di un
tratto in discesa della strada 160 che prosegue diritta davanti a noi. La calda luce proiettata dal timido sole dell'alba sulle rocce rosse della valle produce un effetto visivo
a dir poco meraviglioso e ci impone una sosta prolungata per osservare e fotografare lo spettacolo che anche questa giornata ci concede: non potevamo cominciare meglio di così.
Dopo alcune soste fatte per ammirare lo splendido gioco di luci e colori di quella straordinaria mattina, ci dirigiamo verso il centro visitatori della Monument Valley, da dove
ha inizio la Scenic Drive che ci porterà in mezzo a quei monumenti che la natura ha scolpito nella roccia rossa. Stiamo entrando in un territorio riservato ai nativi
del posto, discendenti della tribù indiana dei Navajo, e ci viene chiesto il pagamento di un pedaggio; la signora, visibilmente di discendenza Navajo, sottolinea il fatto
che la strada scenografica nel parco è completamente sterrata, probabilmente vedendo che non siamo dotati di fuoristrada. Noi rispondiamo che lo sappiamo e proseguiamo impavidi
verso l'inizio.
Dopo una rapida sosta per il bagno al Visitor Centre, risaliamo in macchina per cercare l'ingresso della Scenic Drive che non è nascosto, ma che non sembra neanche l'ingresso
di una strada. Nelle prime centinaia di metri il percorso è decisamente accidentato e in forte discesa, tanto da farci dubitare che la nostra cara Versa fosse in grado di
resistere alle sollecitazioni che le stavamo facendo subire; ma visto che la preoccupazione era soprattutto legata alla possibilità di tornare indietro su quella discesa piena di
sabbia e pietre che ormai avevamo già fatto, ci siamo decisi ad andare avanti. Scelta azzeccata, perché la strada dopo poco migliora e diventa molto più liscia, anche se
rimane decisamente polverosa. Il giro della Scenic Drive ci ha portato in mezzo alle splendide formazioni rocciose che si ergono sulla terra degli "Indiani" Navajo, un territorio
ancora molto incontaminato e quasi completamente disabitato. Lo scenario in cui si è immersi è molto particolare e molto bello, anche se oramai noi siamo abituati ad avere
di fronte ai nostri occhi paesaggi maestosi. La cosa che più colpisce resta comunque il fantastico gioco di colori generato dall'incontro tra la luce del sole appena sorto
e il colore rosso fuoco dell'intera valle, rocce e sabbia comprese. La nostra Versa di colore azzurro metallizzato spicca in modo evidente nel paesaggio e crea un singolare
contrasto con il rosso della sabbia e il verde dei piccoli cespugli che spuntano quà e là ovunque, rendendoci fieri della scelta effettuata due settimane prima. La strada sterrata
dura circa 17 miglia, che corrispondono a circa 27 km, durante i quali osserviamo lo scenario e facciamo innumerevoli soste per ammirare e fotografare il paesaggio. Concludiamo
il percorso intorno alle 10 di mattina, riuscendo per fortuna a tornare al Visitor Center senza alcuna conseguenza: la nostra auto ha resistito anche a questa prova! Il centro
visitatori offre anche un negozio di souvenir molto fornito che ci ha tenuti quasi un'ora a guardare, cercare, scegliere e comprare; c'è anche un ristorante dove decidiamo di
comprare qualche tramezzino da aggiungere al corredo di schifezze comprate il giorno prima, per garantirci il pranzo in mobilità, visto che non avremmo avuto tempo di fermarci
a mangiare lungo la strada. Poco prima delle 11 ripartiamo dalla Monument Valley alla volta del Parco Nazionale del Grand Canyon, il più famoso tra tutti i parchi che abbiamo
visitato e visiteremo, distante da noi ben 300 km e oltre 3 ore di strada. Dopo più di 2 ore di guida decidiamo di fermarci presso un "Overlook Point" sulla "Desert Road Dr"
(Statale 64, 35°56'09.9"N 111°39'05.0"W) per fare una pausa e, come
al solito, ci troviamo di fronte ad un paesaggio che non ci saremmo aspettati. Il sentiero che parte da dove abbiamo parcheggiato la macchina termina, dopo un centinaio di metri e
qualche minuto di cammino, su uno dei soliti immensi e profondi canyon che sono diventati ormai nostri immancabili compagni di viaggio. Anche questo canyon ci stupisce per la sua
maestosità e non riusciamo ad ignorare l'impulso di entrarci più dentro possibile e scattare più foto possibile, velocemente perché avevamo ancora un po' di strada da fare ed il
canyon più grande degli Stati Uniti ci stava aspettando. Se si passa dalla statale 64, quel luogo merita davvero una sosta!
Arriviamo nel primo pomeriggio all'ingresso est del Parco Nazionale del Grand Canyon e mostriamo la nostra tessera dei parchi al ranger. Dopo poche centinaia di metri il primo
indicatore ci comunica che siamo ad un punto di osservazione e quindi parcheggiamo la macchina, carichi di aspettative dato che ormai siamo abituati a trovarci davanti paesaggi
spettacolari. L'aspettativa non è stata delusa. Arrivati nel punto panoramico del "Desert View Point" si presenta di fronte a noi un'immensa distesa di rocce colorate, così estesa e
profonda che è molto difficile scorgere il fiume Colorado al suo interno. Anche se abbiamo fatto l'abitudine a certe cose, questo spettacolo ci lascia di nuovo senza parole. Saremmo rimasti volentieri lì a lungo, ma dopo aver scattato un po' di foto, decidiamo di ripartire per visitare anche tutto il resto. La strada che dall'entrata est porta al Grand Canyon
Visitor Centre costegia per ben 20 miglia il South Rim del canyon ed offre numerosi punti panoramici da cui ammirare la maestosità dell'opera scolpita dal fiume Colorado. Ovviamente
noi non ci siamo persi neanche uno di quei punti panoramici e ciascuno di essi ci ha regalato delle meravigliose emozioni che sono difficili da esprimere. Non solo il canyon ha
attirato la nostra attenzione, ma anche tutto ciò che lo circonda, dalla vegetazione, alle rocce, alla fauna del luogo. Sulle sponde dei precipizi i piccoli alberelli di conifera
creano dei giardinetti naturali che sembrano curati al dettaglio, mentre numerosi scoiattoli scorrazzano quà e là quasi desiderosi di farsi vedere da noi. Per questo motivo Massimo
non poteva esimersi dal fare un book fotografico completo ad uno di quegli scoiattoli che si è messo praticamente in posa sopra una roccia. C'è da dire che gli scoiattoli sono
molto diffusi lì, talmente tanto che ovunque ci sono cartelli di avviso che invitano a non dare da mangiare a quegli animaletti perché possono mordere le dita e portare malattie
pericolose. Non pensavamo che fossero così pericolosi, ma ci siamo adeguati. Un servizio fotografico completo sullo sfondo del Grand Canyon è toccato anche ai numerosi condor che
volavano sopra e sotto di noi, posandosi spesso su un vecchio albero secco che un tempo era cresciuto tra le rocce del precipizio. Quell'esperienza di immersione completa nella
natura non ci ha lasciato indifferenti e, una volta arrivati al Visitor Centre, ci sentivamo già appagati. Nonostante tutto decidiamo di continuare fino alla fine della giornata
ad esplorare il parco e andiamo verso "Mather Point", il punto panoramico del centro visitatori. In quel luogo incontriamo un cervo che si fa ammirare seduto in mezzo alla boscaglia
e un corvo che, incurante della nostra presenza, cerca di mangiare un pezzo di pane lasciato su un tavolino dai turisti. Dal Visitor Centre in poi non è possibile proseguire in auto
se non fino al vicinissimo Grand Canyon Village, quindi decidiamo di prendere l'autobus navetta per andare a vedere il tramonto ad "Hopi Point", punto privilegiato perché orientato
ad ovest. Ormai erano le 18 e il sole sarebbe tramontato di lì a poco. L'effetto della luce del sole al tramonto sulla distesa di rocce intorno al Colorado è stupefacente,
anche se purtroppo un vicino incendio boschivo stava riempiendo il canyon di fumo e creava un effetto foschia. Pochi minuti prima del tramonto ad "Hopi Point" eravamo tra centinaia
di persone che aspettavano di vedere il sole scomparire dietro l'orizzonte. Visto il fumo e visto che ormai il nostro spettacolo l'avevamo avuto, decidiamo di andare a piedi al vicino
"Powell Point" per poi prendere l'autobus navetta e tornare alla nostra auto. Un'altra sorpresa l'abbiamo avuta quando, giunti al parcheggio del Visitor Centre, il passaggio
pedonale era ostruito da due enormi cervi interessati molto più alle pietre che stavano leccando che a noi. Singolare il fatto che tutti li stessero fotografando da meno di un metro
di distanza e loro non se ne facessero un problema. Già si stava facendo buio e decidiamo di partire, facendo prima una sosta al negozio di souvenir di Grand Canyon Village,
dove abbiamo comprato diverse cose, compresa una freccia indiana incorniciata. Finalmente, poco prima delle 20, partiamo verso Flagstaff, dove il nostro motel ci stava aspettando.
Arrivati a Flagsaff dopo un'ora e mezza di viaggio nel buio della notte e persi nelle strade in mezzo al nulla, ci sistemiamo nel nostro motel e ci concediamo una cena
veloce al McDonald's prima di andare a letto, stanchi morti ma molto felici della giornata vissuta e della stupenda impresa che abbiamo compiuto.
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Tredicesimo giorno. Alzarzi alle 5, pasteggiare a schifezze in macchina, oscillare tra due fusi orari non sapendo mai che ore sono, guidare per oltre 7 ore ed arrivare al motel
a digiuno la sera alle 21 del fuso orario precedente che sarebbero le 22 nel luogo in cui ti sei alzato la mattina: questo ed altro per il giorno più atteso e impegnativo dei 23.
Impegnativo anche per la nostra povera Nissan Versa che si è fatta 17 miglia di sterrato nella Monument Valley sul sorgere del sole, prima di portarci nel parco nazionale del
Gran Canyon, la cui fama è assolutamente meritata. Dopo la lunghissima giornata passata ancora una volta all'insegna delle meraviglie della natura, in questa fredda
città dell'Arizona, Morfeo ci chiama con impazienza. Domani è un altro giorno e un altro stato ci aspetta: il Nuovo Messico.
Qui la connessione ad internet lascia molto a desiderare ed è impossibile caricare foto... sarà per domani!
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