Undicesimo Giorno - 26 Settembre 2013
Saint George - Zion NP - Bryce Canyon NP - Richfield
"I Sentieri si costruiscono viaggiando." (Franz Kafka)
Dopo più di 1000 km percorsi e 6 giornate di viaggio, la nostra Nissan Versa iniziava a mostrare i segni della vita che vi si svolgeva dentro. In particolare, nella zona posteriore,
sul sedile e ai suoi piedi, si accumulava ormai un notevole volume di oggetti utili e meno utili. Tutte le guide che avevamo letto si raccomandavano di portare nel deserto almeno
il doppio dell'acqua che si pensa possa servire; noi avevamo preso questa raccomandazione con un ulteriore margine cautelativo, e ai piedi del sedile posteriore risiedeva un numero
indefinito di bottigliette d'acqua, oltre al nostro caro "gallone". Negli USA la misura del volume è il gallone, equivalente a quasi 4 litri, e nei negozi si trovano bottiglie d'acqua
da UNO che contengono proprio un gallone; nei giorni passati decidemmo di comprare e portarci dietro proprio una bottiglia da un gallone d'acqua che, tra tracannamenti assetati e
riempimenti vari, è stata nostra infaticabile compagna di viaggio ed occupante principale dello spazio sotto i sedili. Oltre all'acqua, dietro di noi risiedevano in pianta stabile
i nostri giubbotti e le nostre felpe, i nostri zaini, gli avanzi delle varie cibarie consumate in macchina durante il viaggio, le varie creme solari, alcune paia di scarpe e altre
cose strane che di volta in volta si accumulavano, come le confezioni vuote delle cose già mangiate.
La mattina del 26 Settembre ci svegliamo nella nostra regale stanza di St. George e decidiamo che non può e non deve mancare la colazione da Denny's, visto che ne avevamo uno
proprio vicino a noi. Uscendo dal motel ci rendiamo conto che la sera prima, con il buio, non era visibile l'imponente costone roccioso che, in tutta la sua lunghezza, veglia su
questa cittadina dello Utah con il suo colore rosso fuoco. Prendiamo la macchina, ci rechiamo nello stesso Denny's della sera precedente ed ordiniamo un paio di colazioni
decisamente consistenti, a base di frittate, uova strapazzate, beacon, salsicce, pancake e quant'altro di grasso e colesteroloso, per iniziare al meglio la giornata, che ci avrebbe
comunque portato a consumare un po' di energia.
Riforniti di calorie salutiamo St. George e partiamo alla volta del parco nazionale Zion, che si sarebbe rivelato effettivamente qualcosa di simile ad una terra promessa. Durante la
mattinata capita di parlare dell'accumulo di materiale all'interno della nostra macchina ed io dico: "Forse, Massi, sarebbe il caso di sistemare un attimino tutto il casino che c'è
dietro, no?", ma Massimo risponde: "Perché? Chi se ne frega, non deve mica salire nessuno con noi?". Profezia. Tra una chiacchiera e l'altra e la fermata ad un distributore perché
ormai abbiamo imparato a non avventurarci nei parchi senza il pieno, arriviamo all'ingresso dello Zion National Park già ammaliati dai panorami che le Montagne Rocciose sono in grado
di offrire. Ormai Massimo viaggiava a regime e il suo metabolismo si era adattato alle condizioni, per cui ogni poco era necessario fermarsi per cercare un bagno: "Dev'essere
il caffè di Denny's" ha affermato più e più volte. Qualunque cosa fosse, prima di avventurarci in auto dentro il parco ci siamo fermati subito all'ingresso ed abbiamo trovato un bagno
all'interno del padiglione turistico che c'è nei pressi dell'entrata. Furbi, avevamo parcheggiato la macchina con il pass dentro all'interno del parco, ma per cercare il bagno siamo
usciti a piedi, per cui siamo riusciti a rientrare solo grazie alla benevolenza di una guardia che ha creduto alla nostra versione, rendendoci ancora più consapevoli di non essere
in Italia. A breve scopriamo che la parte interessante del parco non è accessibile in macchina quindi, dopo alcuni giri a vuoto, prendiamo l'autobus navetta e ci rechiamo all'inizio
di uno dei sentieri segnati sulla mappa fornita dai ranger, attratti dal suo affscinante nome "Hidden Canyon Trail"; se c'è qualcosa di nascosto, non vuoi andarlo a cercare? Prima però
una fermata alla "Corte dei Patriarchi" ci ha permesso di fotografare le tre rocce intitolate ad Abramo, Isacco e Giacobbe, che vegliano sull'accesso al canyon. Tutto il parco,
infatti, consiste in una stretta valle contenuta nel profondo canyon del Virgin, il fiume che ci ha accompagnato già il giorno prima nel viaggio tra Las Vegas e St. George; il verde
intorno al letto del fiume, costituito da prati e alberi e incastonato dentro a quelle immense montagne di colore rosso dà proprio l'aspetto di una terra promessa, di un'oasi verde
tra le impervie rocce.
Il sentiero "Hidden Canyon" si sviluppa a serpentina sulla ripida parete della montagna che si affaccia sulla valle e porta rapidamente in quota; dal sentiero si gode della visuale sul letto
del fiume e sulla strada che percorre tutta la valle. Cerchiamo di arrivare in fondo al sentiero, ma presto ci accorgiamo che non avremmo mai fatto in tempo visto che nel pomeriggio
ci aspettava anche la visita al Bryce Canyon, che per nulla al mondo avevamo intenzione di perderci. Percorsa quindi un'ora e mezza di sentiero e, probabilmente, quasi 2 miglia in
ripida salita, decidiamo di tornare indietro, non senza un po' di tristezza. Durante il percorso sul sentiero, infatti, i maestosi paesaggi che abbiamo potuto ammirare ci hanno
lasciati nuovamente impressionati e staccarsene non è semplice, tanto che decidiamo che prima o poi dovremo ritornare in quel parco e starci alcuni giorni, per percorrere in lungo
e in largo i suoi splendidi sentieri.
Consapevoli di aver consumato qualcuna delle calorie ben accumulate per colazione, prendiamo di nuovo la navetta per tornare alla nostra Versa e ripartire, questa volta in direzione
del Bryce Canyon, per proseguire poi verso la nostra destinazione finale della giornata, la cittadina di Richfield. Lungo il viaggio non incontriamo nulla se non una specie di area
di servizio all'incrocio tra la strada 6 che attraversa lo Zion NP e la U.S. route 89 che avremmo percorso verso nord; ci fermiamo quindi in questo isolato insediamento umano e, in
compagnia di alcuni ciclisti, ci concediamo un panino da Subway, velocemente perché abbiamo ancora un po' di viaggio da fare.
Il Bryce Canyon si raggiunge con una deviazione dalla Route 89, percorrendo circa 40 minuti di strada verso est e poi verso sud, entrando dal lato nord. All'ingresso del parco
ci forniscono la mappa con le descrizioni dei luoghi grazie alla quale decidiamo di andare subito verso il Bryce Point, il punto panoramico più famoso e più a sud del parco.
Naturalmente non siamo stati gli unici ad avere quell'idea e il luogo era frequentato da un bel po' di gente,tanto che ci sono voluti alcuni giri del parcheggio per trovare un posto.
Parcheggiata la macchina ci incamminiamo sul breve sentiero che porta al
punto panoramico: come riporta un cartello siamo ad un'altitudine di 8300 piedi, equivalente a oltre 2500 metri. Adesso viene la parte più difficile, che è rendere l'idea del
paesaggio che si è aperto di fronte a noi una volta arrivati sul punto panoramico; solo a ricordarlo vengono i brividi e la voglia di tornare là immediatamente. Alla fine, ciò che
è rimasto veramente nel cuore di questo viaggio è l'emozione e il senso di libertà provati di fronte a queste immense, imponenti, incredibili meraviglie della natura. Eravamo di
fronte ad un'enorme buca scavata dall'acqua nella quale l'erosione del vento ha creato delle sculture, intagliando un'infinità di guglie nella roccia e mettendone a nudo i diversi
strati intonati di colori che vanno dal rosso fuoco al giallo luminoso; un paesaggio di un altro mondo che ci ha lasciati lì immobili e letteralmente senza parole. Come tante altre
volte nei giorni successivi, il senso di stupore provato di fronte a quella visione superava di gran lunga la nostra capacità di esprimerlo, lasciandoci quindi in silenziosa
contemplazione fino a che qualcuno di noi non riusciva a dire solo cose tipo "Vabbè... niente" o "... ti rendi conto?" o qualunque altra espressione priva di contenuto.
Dopo aver camminato lungo il bordo del precipizio per ammirare il paesaggio là sotto, strappandoci di forza da quella visione, risaliamo in macchina per dirigerci al successivo punto
panoramico che dovevamo ancora scegliere. Ma la scelta si è fatta da sola quando una coppia di ragazzi francesi si avvicina a noi chiedendoci se li potevamo accompagnare in
macchina all' "Inspiration Point" perché la navetta non arrivava. Mentre cercavamo di dare un contegno all'interno della macchina, ma soprattutto di fare spazio in tutto quel casino,
non è stato difficile tornare con la mente alla mattina e a quella affermazione di Massimo: "Chi se ne frega, non deve mica salire nessuno con noi?"; ci mettiamo a ridere,
condividiamo la cosa con i due ragazzi e presto arriviamo al punto di osservazione, che non è difficile capire perché si chiami proprio "Inspiration Point". Osservato di nuovo il
paesaggio e ancora scossi per l'emozione provata di fronte a tanta meraviglia, ripartiamo verso "Sunset Point", che si chiama così perchè mostra un lato del Canyon esposto ad
ovest e che splende di fantastici colori man mano che ci si avvicina al tramonto. Noi abbiamo avuto la fortuna di poter essere al "Sunset Point" nel tardo pomeriggio e godere
dell'effetto stupefacente del sole sulle guglie di roccia; lì ci siamo dispiaciuti veramente tanto di non avere a disposizione più tempo per esplorare quel luogo così emozionante,
percorrendo tutti i suoi sentieri che si avventurano nel Canyon attraverso quelle bellissime sculture di roccia. Decidiamo che anche al Bryce Canyon, in futuro, dovremo concedere
più tempo e dedicarci alla sua esplorazione. Visto che il sole è ancora abbastanza alto ci concediamo un ultimo punto di vista e ci dirigiamo verso "Paria View", sul versante
opposto della massicciata di roccia. Anche quel punto di vista ci offre un panorama maestoso e restiamo qualche minuto in silenziosa contemplazione, per poi aggiungere decine
di foto alle centinaia già fatte. Visto che per arrivare al nostro motel di Richfield mancavano ancora 2 ore di viaggio ed oltre 100 miglia, questa volta veramente a malincuore,
salutiamo il Bryce Canyon e ripartiamo per l'ultima tratta della giornata. Credo che si possa dire che il posto che abbiamo lasciato, oltre a rimanerci nel cuore, abbia cambiato
proprio la nostra visione del mondo.
La route 89 verso Richfield passa per l'altopiano, tra pascoli e casette sparse (non sparse come in Italia, sparse nel senso che se ne trova una ogni 20 km) ed è praticamente
deserta, tanto che per decine e decine di minuti non si incontra nessuno; praticamente è la strada perfetta per il Cruise Control della nostra Nissan Versa. Prima di riuscire
ad immetterci nella Interstate 70 che ci avrebbe portati rapidamente a destinazione si fa buio ed il punto in cui la route 89 attraversa le montagne per passare da una parte
all'altra ci fa sentire sperduti nel nulla, in balia degli eventi. Fortunatamente tutto scorre liscio ed arriviamo a Richfield dove un altro motel con una bella camera a due
letti matrimoniali ci aspetta. Affamati dalla giornata, dopo esserci sistemati in camera, cerchiamo un posto dove mangiare su Google Maps, troviamo un bel Burger King e lo
raggiungiamo in macchina. Rientrati in camera dopo cena, iniziamo a spogliarci per andare a letto ma, terrificante sorpresa, scopro che la mia borsina contenente portafogli e
passaporto non c'era: l'avevo lasciata da Burger King. Lo dico a Massimo, ma lui ormai è già in mutande. Visto che non c'era un minuto da perdere, senza neanche la patente, salgo
in macchina e raggiungo Burger King. Fortunatamente lì c'era il personale che già stava cercando di contattarmi per restituirmi il tutto e, al grido di "Ah, Alessandro, we were
searching for you" mi è stato restituito tutto. Tutto è bene quel che finisce bene, ma me la sono vista veramente brutta. L'unico aspetto positivo è che ho avuto l'onore di guidare
negli Stati Uniti in macchina da solo; e pensandoci, in tutto il viaggio sono stato da solo esclusivamente in quei 15 minuti.
Condivisione della giornata su facebook:
Undicesimo giorno. Se il viaggio non è finito oggi è solo grazie ai commessi di Burger King di Richfield che recuperano documenti e carte di credito lasciate dai clienti che se ne vanno dopo cena lasciando tutto lì. Attimi di panico, ma emergenza rientrata al grido di "Ah, Alessandro, we were searching for you!", grazie al cielo.
Oggi cibo pesante a partire dalla colazione, ma fortunatamente la giornata passata per i parchi dello Utah ha aiutato a smaltire qualche caloria e compensare. La saga dei capolavori della natura continua infatti con i sentieri dello Zion National Park e raggiunge il suo apice supremo con la visita al Bryce Canyon NP. Impossibile descrivere il meraviglioso paesaggio, quindi demandiamo il compito, seppure arduo, alle foto, che in alcuni casi sembrano addirittura finte (ma, garantisco, sono reali!).
Adesso, in questo fantastico motel di questa fredda cittadina persa nel nulla, ci prepariamo al viaggio di domani verso l'Arches National Park nei dintorni di Moab.
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